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Rallenta il mondo se il cervello è lento

Ho sentito che molti giocatori di calcio non sono entusiasti di tornare ad allenarsi già da subito e ho pensato che forse, anche loro, come molti umani stressati, hanno bisogno di rallentare.
No, forse loro sono solo viziati e desiderano allenarsi nel loro campo preferito ed ora non potrebbero.

Tra le parole, verbi, sostantivi, allocuzioni che inizio a mal digerire ci sono alcuni tormentoni propri di questo periodo di pandemia: aiutare, aiuta chi ti aiuta, benessere, vicinanza, volersi bene, coccola, andrà tutto bene, restrizioni, zoom call, sicurezza, convivere, e potrei continuare.

Quello di cui sento parlare poco invece è la necessità di rallentare o di cambiare vita. Non cambiare stile di vita, ma proprio vita. Perché se scrivessi “stile”, lo assocerei ad un abito. Io invece intendo proprio dimagrire, far diventare la pelle di un altro colore, essere qualcun altro. E far essere diverse le persone che ci stanno intorno.
Sì, ho sentito la parola rallentare, ma è stata soffocata dopo poco. Anche del fatto che finalmente l’aria è respirabile in questa zona ai confini dell’impero, è un tema da nicchia ambientalista. Eppure finalmente il cielo non ha quella patina opaca che aveva negli ultimi anni.

Tornando ai calciatori, mi hanno fatto pensare che molte persone (mi ci includo) che non impazziscono per la riapertura, hanno bisogno di avere ancora del tempo. Per me questi due mesi sono stati uno stress, ma anche ossigeno, una situazione non molto diversa da un licenziamento e conseguente periodo a casa tra un lavoro e l’altro.
Non un anno sabbatico, in cui lo sai che al rientro ti aspetterà la dimensione che sogni.
La reclusione casalinga da Covid-19 è, ed è stata, un periodo di congelamento di molti rapporti, ma anche una fase di rielaborazione di valori e di analisi.

Nella mia piramide di Maslow il bisogni si sono mischiati come in una pizza. Il bisogno di sicurezza, la base, è affettivo più che fisico. In alto c’è sempre il tempo, che ancora non mi basta mai, anche se qualcuno avrebbe potuto dire che ne ho moltissimo.

Le relazioni che ho avuto, anche a distanza, mi hanno fatto capire che ho qualche “amico/a” del cazzo, che ancora una volta non ha contraccambiato minimamente le mie telefonate. E siccome sono lenta a capire molte cose, anche se spesso le ho in un angolo del cervello, i due mesi mi hanno aiutata a capire chi sono gli opportunisti e i pusillanimi con cui ho a che fare.
Sono contenta però che in questi due mesi ho avuto anche conferma di chi mi stima e con cui vorrei avere a che fare più spesso.

 

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