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Cose che vanno di moda: il mito di Idra e il rewind and replace

Ho la sensazione che tutte le comunicazioni aziendali e pubblicitarie parlino con la stessa voce e la stessa testa. Devono realizzare la mia perfetta customer experience e quindi mi parlano con il noi, come se io dovessi immedesimarmi ed immergermi nel brand.
Ieri lo scriveva anche Gianluca Diegoli. Pensiamo anche le stesse cose.
Libri. Fuffa. Forse il consumatore medio che ci tiene ad immedesimarsi è il fan della squadra di calcio che ammira la Nike.
A me, di immedesimarmi con la Casa del Materasso importa poco.

Comunque questa mattina, bevendo il caffè, ho avuto una folgorazione. Il consulente AD della super agenzia di comunicazione milanese di cui regolarmente ascolto i webinar (ormai con due soli scopi: vedere dove arriveranno i suoi filtri viso e annotare quali argomenti si ripetono nelle sue parole) si è ispirato dal cartone animato POLLON.
Sono sicura.
La citazione è più o meno questa: basta parlare del mito della fenice che rinasce dalle sue ceneri più bella e splendente che mai. Dobbiamo pensare a Idra, mostro favoloso della mitologia greca: figlia di Echidna e di Tifone, era un serpente acquatico con sette o più teste che, tagliate, ricrescevano una diversa dall’altra.
Viveva nella palude di Lerna, nell’Argolide, per chi fosse interessato. E Idra è anche un’isola piuttosto grande della Grecia orientale, per chi stesse pensando alle ferie estive.

Insomma, Idra, aveva la capacità di far ricrescere le sue teste, una diversa dall’altra. Che è questo che secondo il markettaro dovrebbe fare l’imprenditore moderno e forse non solo lui. Io approvo. Mi fa sorridere tuttavia che la categoria debba sempre sfornare proclami e classificazioni. Come la resilienza. Mi ha rotto le scatole. Il tizio di sopra, dopo averne parlato, ha promosso un nuovo status: l’antifragilità. Questo concetto l’ha preso da qualche video di YouTube o qualche libro su Amazon.

Ieri invece ho letto il post di uno sconosciuto, sicuramente più erudito di me, che l’aveva copiata dal Sole24del 2014, che l’aveva copiata da non so chi e citava un’affermazione che vale la pena di approfondire.

“La pubblicità è fondamentalmente un modo per convincere. E convincere non è una scienza. Convincere è un’arte”.

Così Bill Bernbach, il genio che ha rivoluzionato la pubblicità negli anni Cinquanta, scriveva nella lettera di dimissioni dalla agenzia pubblicitaria Grey Advertising.
Insomma, i creativi sono pochi. Il resto è roba che scorre, rewind and replace.

 

Soundratck: Live @ The Cambrian Altenboden

 

 

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