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Senza Freni

Ieri ho frenato troppo. Il cappellino bianco stava volando via e io per prenderlo al volo ho frenato, in discesa, forse con la mano sbagliata. La bicicletta ha inchiodato e io solo saltata oltre, sbattendo rovinosamente il mento, le mani, le braccia sull’asfalto. Le gambe hanno sbattuto sulla bicicletta e tutto sembrava un groviglio agli occhi di Marco. I miei invece hanno visto la scena al rallentatore proprio prima di cadere. Ho avuto il tempo di scandire a me stessa: – “Ora mi faccio molto molto male… cosa mi conviene sbattete per prima cosa?”.

Così ora ho fasciature, punti, lividi, crema sui lividi, cerotti sulla crema. Le lastre le ha tenute l’ospedale. Lì mi era presa una pazza euforia: parlavo con tutti e tanto, di tutto. Credo che mi piaccia ricevere attenzioni, che qualcuno si prenda cura di me. Credo di essere stata contenta quasi del sangue che colava, piuttosto che ritrovarmi a provare dolore e che gli altri avessero minimizzato.

E tutto questo perché ho frenato.
Non sarebbe stato meglio non avere i freni, come in Danimarca?

Soundtrack: Supermassive Black Hole

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