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In direzione ostinata e contraria

Domenica, 11.13 minuti. Svegli da poco e in partenza per quel negozio nordico che fa sognare grandi e piccini. Da casa, per raggiungere la I maiuscola, prendo in direzione sud. Tutti gli altri, tutti, vanno in direzione opposta, verso il mare. Se è domenica e è luglio è più probabile ti venga voglia di andare al mare, piuttosto che andare verso un casello autostradale che sbuca diritto sul parcheggio coperto del grande  magazzino. Anni fa, troppi, il prof. di italiano mi disse: “ragazzo, il mondo sta correndo tutto in quella direzione, tu galoppi senza meta in direzione contraria”. Non mi sembrò del tutto irragionevole. Il meno che posso aspettarmi, considerando il mio andare in direzione ostinatamente opposta alla massa è un negozio deserto o semideserto. Evidentemente sottovaluto la I maiuscola. Non esistono cali di frequenza, non esistono momenti di stanca, non esistono flessioni. Questa è la regola, se vieni a Natale parcheggi direttamente in autostrada. Parcheggio strategico vicino a dove uscirò carico di scatoloni e occhio iniettato di sangue; so cosa devo prendere e dove devo trovarlo, non posso sbagliare. Il giro turistico per l’esposizione accompagna nel carrello una serie piuttosto lunga di oggetti non previsti: due lampade, bicchieri grandi, bicchieri piccoli, ganci, contenitori, kit fai da te e molto altro. Per fortuna del popolo del nord che detiene la proprietà, non distolgo l’attenzione dal mio obiettivo. Pax, si chiama così, lo trovo alla fine e lo carico sul carrello con tutti i complementi necessari. Dopo un pranzo che ti lascia soddisfatto ad un prezzo che ti lascia soddisfatto e pensieri come “questi nordici sanno il fatto loro”, mi ritrovo a stipare scatoloni in una macchina sempre troppo piccola e a stipare compagne/compagni/amici/parenti, se va bene, nell’unico sedile posteriore che rimane in piedi. Se va male, c’è pur sempre il bagagliaio. E poi via, in direzione ancora una volta contraria, ‘chè ormai è il momento di tornare dal mare e invece tu ci punti dritto, ancora nella fila sbagliata. E poi, una volta a casa, viene il bello.

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