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Bye bye babe

Ristorante pieno, sala affollata, tavolo semioccupato, ma ho trovato un posto, lì di spalle alla vetrata che dà sul castello. I miei commensali erano in buona parte al buffet a riempirsi il piatto. Così inizio a mangiare arrosto e patate, quando vedo scendere dai tre scalini un Missoni verde. E penso con invidia: beello il Missoni verde, ché il verde è il colore che sta meglio sul mio incarnato rugiada! Se non fosse che lo spettacolo d’ammirazione è giunto quasi contemporaneo allo strozzamento con la carne: occupava quel vestito proprio la tipa che un anno fa è stata l’oggetto delle attenzioni di chi un anno e due giorni fa era sul mio letto. Così poi avevo passato sette giorni a guardare lui esibirsi e lei a scodinzolare allegra intorno. Capitava pure di vederla battere le mani. Lui in un momento di partenopee spiegazioni mi aveva detto “Non è come pensi”. Ricordo che stavo mangiando e anche in quel momento avevo trovato come evitare ogni commento.

E dove si siede la tipa? Quanto si diverte Dio! Alla mia destra.

Mangio zitta come Bartholomew Simpson in un momento di mestizia per l’assenza di Krusty Il Clown. E lei attacca bottone. Ma che cazz’, sì può avere tanta faccia di culo, oltre agli occhi blu da cerbiatta e gli orecchini verdi di Gucci? “Sono appena appena arrivata… Ma qui com’è…ci vengo tutti gli anni, ma la nuova gestione?…Veramente c’eri anche tu? Non mi ricordo!” E sul “non mi ricordo” ho dato prova di tutta la mia arte di silenziosa ascoltatrice e mi sono riempita la bocca con metà patata al forno passata con pancetta e cipolle. Miracolosamente era giunta tra noi anche una signora toscana di Prato, molto pittoresca, con dei saliscendi di voce che potrebbero intimorire, la quale ha iniziato a parlare con Elena, anche lei toscana ma di Firenze, Firenze-Gucci. Mi stavo già alzando con il melone posizionato per traverso nella mio esofago, quando mi salutano felici e mi chiedono: “Ma tu come ti chiami? Oh, piacere!! Io sono Vattelapesca” “Io Elena”. Chi vuole aggiungere un epiteto, si senta libero.

Tale sig. Jackson, dice la mia guida “Maschi, usi e costumi”, aveva classificato nel 1989 le distillerie produttrici di Single Malt Scotch whisky. La classifica parte dal fatto che ci sono due whisky ( foglie ) con gusto simile: Glenlivet e Gendullan, e poi tutti gli altri che da essi si allontanano. Affinché un whisky possa essere definito Single Malt Scotch deve essere prodotto in un’unica distilleria, sebbene possa essere mischiato da barili invecchiati separatamente; deve essere prodotto interamente da malto di orzo germinato, con la sola aggiunta di acqua e lievito; e deve essere distillato e invecchiato in Scozia.

Tutto questo per arrivare a cosa? Quando è opportuno portare una fiaschetta? In generale si potrebbe portarla nella tasca della giacca o dei pantaloni. All’aria aperta o in strada. Magari non nei bar e nemmento in casa di amici. Dimensione da 18 cl, senza decorazioni, squadrata oppure da 12 cl di forma circolare. In caso di emergenza, andrà bene anche una bottiglietta di plastica.

Ieri sera ne avrei avuto bisogno. Stamattina isolamento: cuffiette e pancia in giù sul lettino.

Soundtrack: Ramones – Bye bye babe

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