Che parti per scalare le montagne
E poi ti fermi al primo ristorante
E non ci pensi più
Sono rimasta bloccata per un po’, non sapendo che fare, se unirmi ai soccorsi o infischiarmene.
Nessuno mi ha istruita esattamente a riguardo. E anche in un altra infinità di cose della vita.
Poi ho pensato che forse quel signore era mio padre, che s’era sentito male, come una volta già era successo.
Comunque non era mio padre.
Avvicinandomi ho visto, sollevata, che era un signore più anziano. Non era lucido e s’era fatto male cadendo, sbucciandosi le nocche della mano sinistra sul muretto. Se l’era portata alla bocca succhiandosi il sangue.
Faceva tenerezza. Era così fragile. Che poi magari era anche un uomo cattivo, ma chi l’avrebbe mai detto guardando quegli occhi azzurri lattiginosi?
Si sono avvicinate e fermate subito altre persone, persino un’auto in mezzo alla strada e tutti a camminare, sorreggendo questo vecchio con il naso aquilino e la pelle rosa, che non ci diceva dove era casa sua, nè come si chiamava e camminava. Avanti tutta! Tutti avanti.
Te ne sei accorto, sì
Che passi tutto il giorno a disegnare
Quella barchetta ferma in mezzo al mare
E non ti butti mai
Mi sono sorpresa un sacco, anche se poi così deve essere, che ci fosse qualcuno ad aiutarlo, anzi, un sacco di persone.
Per quanto tempo? Forse quindici minuti, non tanto, certo. Perché poi qualcuno tipo mio padre ha detto di chiamare il 118, che poi bastava un po’ di pazienza e non era necessario, perché è arrivato il figlio in bicicletta, che, bestemmiando, l’ha riportato a casa da dove era scappato, con le sue pantofole di lana cotta ben chiuse alla caviglia.
M’era sembrato così bello che ci fossero state persone carine lì intorno, in una realtà dove ho sempre la sensazione che non ci sia nessuno a darti una mano, anzi, tutti pronti a farti scivolare.
Poi ero tornata indietro perché avevo trovato i suoi occhiali da vista caduti a terra. Una lente si era staccata e l’avevo messa a posto. Era gialla, diversa dall’altra. Come se ai vecchi dovesse andar bene e basta avere un paio di occhiali un po’ schifosi.
Forse eravamo anche troppi. E io e mio padre ci siamo defilati prima di altri, prima che la sirena dell’autobulanza da lontana si facesse presente, prima che un ladro gli entrasse in casa, visto che il cancello era aperto.
Che sei dai troppo di te agli altri sei soffocante, se dai poco sei assente ed egoista.
E io che parto per scalare le montagne e poi il tempo non basta mai.
La verità
È che non vuoi cambiare
Che non sai rinunciare a quelle quattro, cinque cose
A cui non credi neanche più