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Sogni di incubi

Stanotte o stamattina ho sognato un uomo, un tizio, un collega di un tizio di cui ho scritto. E’ uno con l’aria da frontman, che potrebbe far la copia di Mark Hoppus dei Blink 182, stessi capelli, ma un po’ cicciottello, un po’ anni novanta ma non skate punk, semmai un po’ rockabilly fuori moda che non si porta più da un pezzo. E’ il socio di un tale che mi ha intervistata. Io non l’ho mai conosciuto di persona. L’ho guardato in alcuni video, mentre parla in inglese piano come andava piano nella sua Golf la mia amica rossa venerdì scorso mentre mi portava guidando a teatro nel paesino qui affianco.

E’ uno che potenzialmente potrebbe piacermi, perché meglio uno che ascolta musica e beve birra di altri, a prescindere. E invece sicuramente non mi piace, perché è il socio di quel altro tale che con il suo altro socio non mi ha più chiamata, facendo affermazioni a vanvera circa proposte concrete invisibili, non solo agli occhi e al portafogli, ma anche di un’attendibilità pari alla presenza degli unicorni con la criniera arcobaleno. E io sono infastidita dai commerciali. Che poi, si chiamano tutti allo stesso modo nella campagna di questo posto ai Confini dell’Impero?

Il tizio cicciotello era nel mio sogno di stamattina o di stanotte. Era tutto molto concreto, quasi come un contratto con dettagli nero su bianco circa la mia RAL. La stanza era quella di un edificio minimal chic ospedaliero ma non troppo, quindi più crema che bianco latte. C’era altra gente, in piedi come piante a decorazione.

Poi si sentiva la proposta. Il tizio parlava. Mi proponeva di lavorare con una parte di retribuzione fissa e un quaranta per cento variabile, in cui per ogni ora lavorata sarei stata pagata con un coefficiente 2.7. E io cadevo nell’incubo, perché non avrei mai raggiunto lo stipendio che avevo richiesto e concordato, pur lavorando un sacco di ore.
Abbattuta come chi scava una montagna e pensa di aver trovato l’oro e poi scopre che è solo pirite, gli rispondevo che non potevo accettare la sua proposta, perché sarei passata da una padella all’altra. E rimbombava l’eco delle urla del mio datore di lavoro e l’odore fastidioso della mia collega infida commerciale.

Soundtrack: Blondie – The tide is high

Soundtrack: The Smiths – Last night I dreamt that somebody loved me

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