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Due giovani professori universitari e l’amore

<h2>Cosa piace a due professori universitari di quarant’anni?</h2>
Ieri sera ho intervistato Mario e Alberto. Eravamo in mezzo al mare quando ci siamo presentati, due chiacchiere in spiaggia e poi ieri sera, mentre ero seduta su un muretto a guardare le stelle, si sono fermati accanto a me. Studiavano alle scuole medie insieme e oggi fanno entrambi i professori all’università, a Milano. Alberto è alto, biondo, con gli occhi castani, la dentatura perfetta che lui cura maniacalmente (li ho incontrati dopo cena mentre si dirigevano in camera a lavare i denti) e la camicia di lino bianca che pare essere appena stata stirata dalla domestica. Non mi stupirei che se la fosse veramente fatta stirare prima di uscire. Pantalone nero con pence, inguardabile. Ha tre abbonamenti in tre diverse palestre, ma dice che due sono stati dei regali. Qui va a correre tutti i giorni e quando ha sentito che ieri anche io ero tra i sentieri di questa meravigliosa isola, si è prodigato ad informarmi circa l’importanza dello stretching pre corsa e di una dieta opportuna.
Tanti consigli, troppi dettagli.
Oltre alla cattedra di Scienza delle Finanze e qualcos’altro, fa anche il prodigioso consulente per una società internazionale ovviamente. Mario invece insegna informatica e mi pare meno pieno di sé, per quanto forse l’avermi detto nei primi tre minuti di conversazione di cosa si occupa è già un segnale. È più tarchiato, ma non grasso. Leggermente flaccido, con quei puntini di rosso sangue sulla pelle bianca. Al collo ha una catenina d’oro con medaglietta. Capelli corti ricciolini tra il nero e il grigio. Si vede che sport non lo pratica.
<h2><strong>E vengo al clou della conversazione di ieri, che ho trovato curiosa perché chi ai tempi dell’università non aveva fatto un mezzo pensiero sul professore? Donne.</strong></h2>
Pare che le <strong>donne milanesi</strong> per loro siano indiscutibilmente delle pretenziose sanguisughe. Ma certo, anche uscire con le <strong>bresciane</strong> che sono più espansive non è ottimale, perchè, sempre secondo loro, la possibilità di essere traditi è veramente troppo alta. E loro sono uomini e a differenza di noi donne non lo capiscono subito se una donna è infedele. Con le loro <strong>studentesse</strong> non escono, ma preferiscono quelle un po’ più mature, quelle che hanno cervello. Tra le righe mi pare tuttavia che la descrizione corrisponda a donna venticinquenne con la testa di una quarantenne, perchè la quarantaduenne con poco fisico che hanno affianco viene chiamata “signora”.
Ma torno alla conversazione di ieri sera ed ai <strong>requisiti fondamentali della donna che li attrae</strong>. Mario esclude categoricamente quelle che gli suggeriscono con troppa decisione dove gradirebbero essere portate a cena, come aveva fatto una volta una tal signorina rumena. E io approvo. Così Alberto mi descrive il suo approccio tipo. Premessa: a lui piace una donna con mani curate, bei piedi, di stirpe inglese, danese ma pure brasiliana o argentina e soprattuto mi informa dell’importanza della lunghezza della lingua nelle sue partners. Non commento. Proseguo. Mi dice che lui preferisce invitare una donna a cena per la prima uscita: niente aperitivi perchè lui lavora sempre fino a tardi e non ha tempo e comunque deve andare anche in palestra. Ha due auto e al primo appuntamento segue un low profile, così va a prendere la signorina in seicento e non con l’altra auto, di cui al momento non ho dettaglio ma so che ad Alberto piacciono le Aston Martin. La cena è di solito sempre nello stesso ristorante, uno di quelli dove ci sono tavolini da due e si può parlare. È martedì o mercoledì e sono le venti e trenta. Mai di sabato perchè di sabato ci sono sempre troppe cose da fare.

<strong>E io inizio a chiedermi: ma uscire con una donna rientra tra i piaceri o gli impegni settimanali?</strong>
Mi dice poi che la cena mediamente costa 45 euro e chiede a me se anche io sono di quelle che dà per scontato che l’uomo debba pagare. Ieri sera ho risposto che normalmente lascio che l’uomo paghi solo se mi piace. Stamattina tuttavia ripensando al contesto mi dico che se qualcuno ti invita, uomo o donna, forse sì sottintende che ciò comporti il saldo del conto. Nella pratica tuttavia io sono il tipo di donna che non si fa mai pagare nulla da qualcuno che non gradisce. Così Alberto finisce con dirmi di quanto per lui in casa sia fondamentale avere due bagni, spazi che lo dividano da donne che appena sveglie gli chiedono se lui ha già preparato la colazione. Marco nel frattempo annuisce. Io perplessa. Parlano ancora.
<strong>Nelle loro descrizioni è evidente che frequentare una donna non è un leggero piacevole diletto. Non fanno parte degli uomini che amano le donne. È evidente.</strong>
A questa punto della conversazione ho dato la buonanotte.

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